Cenne e Folgòre, poeti giocosi

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Saffo24
view post Posted on 14/2/2010, 10:49




Ben venga Maggio, ben venga la rosa che è dei poeti il fiore,
mentre la canto con la mia chitarra brindo a Cenne e a Folgore, brindo a Cenne e a Folgore...

da La canzone dei 12 mesi di F. Guccini che trovate qui
Ma chi sono Cenne da la Chitarra e Folgòre da San Gimignano?
Folgóre da San Gimignano è lo pseudonimo di Giacomo di Michele o Jacopo di Michele secondo fonti diverse (San Gimignano, 1270 – 1332) è stato un poeta italiano. È stato un poeta elegante che rappresentò nei suoi versi scene di caccia, giostre e conviti della ricca borghesia cittadina.
Il suo nome (che ha il significato di fulgore, splendore, e si accenta Folgòre) compare in un documento senese del 1295 e altre fonti documentarie ne testimoniano la morte nel 1332. Poco si sa della sua vita, eccetto che combatté come fante, e successivamente come cavaliere, al servizio del suo comune natale. A lui vengono attribuiti trentadue sonetti - scritti fra il 1308 ed il 1316 circa - tra cui molto conosciute sono le due corone dedicate ai giorni della settimana e ai mesi dell'anno.
Le due serie di sonetti dipendono dal genere provenzale detto anche del plazer che consiste in componimenti in cui si elencavano una serie di situazioni piacevoli nell'ambito laico e mondano. L'elenco era inquadrato nell'ambito di un calendario giornaliero o mensile riflettendo le gioie della vita cortese.
La corona "dei mesi" è composta da quattordici componimenti immaginati rivolti ad una brigata nobile e cortese contenenti auguri di gioie e divertimenti per i mesi dell'anno. La corona "della settimana" consiste di otto sonetti nei quali si consiglia di partecipare alle feste ed ai tornei nonché di praticare la caccia.
Rimangono della sua opera anche un frammento di un'altra corona dedicata alle virtù che non potevano mancare ad un cavaliere ed ancora alcuni sonetti di carattere politico in chiave antighibellina.
Le corone erano così note da ispirare una parodia dei sonetti sui mesi ad opera di Cenne de la Chitarra (la chitarra alluderebbe al mestiere e di giullare) nella quale elencava le "noie" secondo lo schema provenzale noto come enueg contrapposto al plazer.


Di gennaio

I' doto voi, nel mese de gennaio,
corte con fochi di salette accese,
camer' e letta d'ogni bello arnese,
lenzuol' de seta e copertoi di vaio,

tregèa, confetti e mescere a razzaio,
vestiti di doagio e di rascese:
e 'n questo modo star a le defese,
mova scirocco, garbino e rovaio.

Uscir di for alcuna volta il giorno,
gittando de la neve bella e bianca
a le donzelle che staran da torno;

e quando fosse la compagna stanca,
a questa corte faciase retorno:
e si riposi la brigata franca.


Cenne da la Chitarra o anche Cene o Cenne delle Chitarre (Arezzo, XIII secolo – Arezzo, 1336) è stato un poeta italiano.
Il suo vero nome sembra fosse Bencivenni. La sua data di morte oscilla tra il 1322 e il 1336. L'epiteto "da la chitarra" gli venne dallo strumento musicale col quale accompagnava il canto dei suoi versi. Appartenne ai cosiddetti poeti giocosi toscani.
Una delle sue opere più celebri è una Risposta per contrarî, di stile tipicamente burlesco, che diede ai Sonetti dei mesi del contemporaneo Folgóre da San Gimignano, trasformando in enueg (provenzale per "noie, fastidi") i piaceri (plazer) che quest'ultimo aveva cantato per ogni singolo mese. Mentre Folgore nel suo scritto esaltò per ogni mese i divertimenti ed i piaceri tipici dell'aristocrazia trecentesca toscana, Cenne portò all'estreme conseguenze la parodia rovesciando completamente la visione del mondo da descrivere, trasformato quindi in una comunità di corrotti, pervertiti e avari, abitanti in capanne e paludi.
L'intento del Cenno fu anche polemico nei confronti di un mondo cortese ormai avviato verso un inevitabile declino e la sua opera si rivelò preziosa dal punto di vista letterario, culturale e dei costumi.[1]
A questa "tenzone poetica" medioevale ha fatto esplicito cenno il cantautore Francesco Guccini nella sua Canzone dei dodici mesi

Di gennaio
Io vi doto, nel mese di gennaio,
corti con fumo al modo montanese;
letta qual ha nel mar il genovese;
acqua con vento che non cali maio;
povertà di fanciulle a colmo staio;
da ber, aceto forte galavrese,
e stare come ribaldo in arnese,
con panni rotti senza alcun denaio.
Ancor vi do così fatto soggiorno:
con una veglia nera, vizza e ranca,
catun gittando de la neve a torno,
appresso voi seder in una banca;
e rismirando quel suo viso adorno,
così riposi la brigata manca.



Edited by Alceo86 - 17/2/2010, 13:59

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